Continuo la direzione filosofica che ho preso negli ultimi mesi, iniziando dal platonismo rinascimentale, proseguendo con l’aristotelismo rinascimentale e infine veleggiando sui simboli e rituali e la diatriba religiosa portata avanti dal pensiero inedito di Erasmo da Rotterdam.
Penso che il momento elettorale richieda una concentrazione anche epistemologica ulteriore, ma va detto che mi appassiona anche genericamente l’argomento in questo periodo.
La domanda che vorrei pormi oggi è: da dove arriva il nostro sistema di leggi?
E non mi riferisco solo alla disciplina giuridica ufficiale, secondo la quale viviamo nel diritto romano e quindi godiamo di un sistema normativo positivo.
Vorrei scandagliare con un animo meno burocratico e più filosofico quella che secondo me è una materia particolarmente affascinante.
Il Rinascimento e la sua visione politica
Spesso sfugge quanto pienamente molti intellettuali rinascimentali avessero inquadrato delle problematiche universali e che sarebbero presto tornate a galla in contesti industriali, e addirittura in una società ad elevato tenore di benessere come quella nella quale viviamo oggi.
Giusnaturalismo vs storicismo
IN particolare sono due le correnti politico filosofiche che si sono scontrate e che in realtà ancora oggi continuano ad avere una grande pregnanza: il giusnaturalismo e lo storicismo.
Intendiamo con “giusnaturalismo”, com’è prevedibile, il diritto naturale come è derivato dalla visione filosofica stoica e come è perdurato con le opportune variazioni in tutto il Medioevo.
Il giusnaturalismo prevede i diritti come naturali emanazioni della natura, e si oppone all’opposta visione neoplatonica, privata della cornice religiosa, che confluisce nello storicismo.
Per capire meglio lo storicismo possiamo evocare i “Discorsi Sopra la Prima Deca di Tito Livio” di Machiavelli. Qui viene enunciato chiaramente il suo pensiero secondo il quale le società possano fermare la propria decadenza solo tornando ai principi che le avevano contraddistinte e fatte unire fin dall’inizio – si parla dell’Impero Romano, quindi possiamo dire che questa sia un visione che riconosciamo come veritiera. O meglio, io ho studiato sempre l’Impero in un’ottica cronologica, alla Tucidide: prima la crescita verso un evento grandioso, la conquista. Poi, la stasi, il mantenimento. E infine i viziacci degli imperatori, da contrapporre vigorosamente al mos maiorum delle origini.
In realtà probabilmente il tenore di vita di un cittadino imperiale era di gran lunga migliore rispetto a quello di un cives italicus della prima Repubblica romana, però sono inezie, non ci interessano adesso.
Quello che conta è cercare di capire la sottile ma fondamentale differenza tra giusnaturalismo e storicismo, e le implicazioni che avrà in futuro.