Pensavamo avesse il volto di Enrico Papi, e invece no.
La sarabanda non è solo un gioco televisivo. Si pensa fosse una danza che ha attraversato secoli di evoluzione, triste a sentirsi (anche perché ricorda a tutti Haendel) ma anche in un certo modo allegra.
Da dove ci arriva la Sarabanda?
Originariamente emersa nella penisola iberica nel XVI secolo, la sarabanda era una danza lenta che fu bandita in alcuni contesti per la sua presunta indecenza.Si è evoluta poi in una forma d’arte raffinata, diventando uno dei pilastri della suite barocca insieme alla allemanda, alla corrente e alla giga.
Bach e Handel hanno elevato la sarabanda da semplice danza a monumento musicale.
Tuttavia, nonostante il suo indiscutibile posto nell’Olimpo della musica classica, la sarabanda ha una lentezza metodica e una gravità che possono apparire come un anacronismo in un’era dominata dal ritmo frenetico e dall’immediatezza. La sua struttura è senz’altro ripetitiva e la sua atmosfera è contemplativa, dato che sfida la nostra pazienza e il nostro apprezzamento per la varietà e l’innovazione.
Esempi validi
Non ci sono passati solo i musicisti-star Bach e Haendel.
Per amor di precisione: per Bach parliamo della Sarabanda dalla Suite per Violoncello Solo No. 1 in Sol Maggiore, BWV 1007, della Sarabanda dalla Suite per Violoncello Solo No. 5 in Do Minore, BWV 1011, della Sarabanda dalla Partita No. 2 in Re Minore per violino solo, BWV 1004.
Invece per Handel abbiamo la Sarabanda dalla Suite in Re minore, HWV 437 (famosa soprattutto per la sua versione orchestrata usata in “Barry Lyndon”).
Ma c’è poi Arcangelo Corelli, con la sua Sarabanda dalla Sonata per violino e continuo in Re minore, Op. 5, No. 7 e Domenico Zipoli con la Sarabanda dalla Suite in Sol minore.
Queste sono quelle che vi consiglierei per capire, come si dice oggi, il “mood”.
Buon ascolto!