Accusare di elitarismo il mondo della cultura e di improprio arresto la fruizione delle opere rare sono facili argomentazioni per molti, ma il dibattito è serio. Lo sento vicino, come saprete, visti gli interessi che mi accompagnano e traspaiono dai miei articoli, quali arte, cultura e ovviamente i libri. Libri intesi sia come letteratura o fonte di studio, sia come oggetto libro, unicum, manoscritti o incunaboli. In questi giorni mi sono ritrovato coinvolto seriamente in questo dibattito portato avanti da molti anni: è giusto arrestare l’accesso al materiale antico e raro, limitandolo ai soli ricercatori o, al contrario, è doveroso poter far accedere chiunque abbia un interesse per una migliore diffusione della cultura? Tutelare o diffondere?
Un dibattito interessante se eviscerato dalle componenti sterili, che anzi può diventare molto stimolante per cercare nuove forme di compromesso che permettano una diffusione della cultura del libro, già così precaria, ma anche una tutela di capolavori che sarebbe sbagliato maneggiare come utensili.
Si pensi al capolavoro cartaceo per eccellenza nel nostro immaginario storico: il manoscritto. Tutti pensiamo al manoscritto come a un bene prezioso, generalmente imprigionato in ampie celle di vetro fin troppo lontane dai nostri occhi e protetto da sistemi di sicurezza. La verità è che queste sono misure adottate per ben poche opere e in ogni caso, indipendentemente dal vetro, quando lo si trova davanti a noi, non si può che rimanere basiti dai dettagli che lo rendono così prezioso.
Abbiamo moltissimi esempi della magnificenza e della grandiosità delle opere costruite dall’uomo: edifici imponenti che si stagliano verso il cielo facendoci dimenticare cosa significa la gravità, sculture e opere d’arte che della loro massiccia fisicità hanno fatto storia, ma questo è solo un modo di vedere l’arte. La cosa che mi ha sempre affascinato del mondo riguardante i manoscritti è la piccolezza dei dettagli. Dalla legatura alla lavorazione della pelle, per passare alla scrittura finendo con la miniatura delle pagine, tutti questi aspetti racchiudono dettagli così piccoli e precisi che ci si chiede come sia stato possibile realizzarli.
È giusto quindi un arresto alla fruizione di questi capolavori?
Certamente l’arresto è comprensibile, essendo opere d’arte è giusto che vengano tutelate e conservate nei migliore dei modi. I manoscritti in particolare devono essere maneggiati con consapevolezza e accuratezza, ma come si può far passare la passione per l’opera manoscritta e il libro antico che già di per sè sono così scarsamente disponibili? Poter toccare e sfogliare quelle pagine regala emozioni fortissime, ma rischiare che questi capolavori possano venire danneggiati è un rischio che non ci si può permettere vista la loro unicità.
Un giusto compromesso sembra averlo trovato la British Library di Londra, che ospita al centro dell’edificio una torre di vetro di sei piani che contiene The King’s Library, con volumi stampati, manoscritti e mappe raccolti da Re Giorgio III , oltre alla sala de “I Tesori della British Library”, che offre la possibilità ai visitatori di affacciarsi gratuitamente ai suoi più importanti fondi, tenendoli tuttavia protetti.