Continuo dal mio precedente intervento sull’Opera e la sua identificazione con una classe, quella della nascente borghesia.
Un po’ di contesto
Innanzi tutto, ho omesso i dettagli storici e sociologici di quella che ho sbrigativamente chiamato “classe borghese”. Prendiamo come riferimento il periodo storico della crescita smodata dell’opera in Italia, che arrivò a colpire un orecchio Mitteleuropeo come quello mozartiano (ricordando però sempre che Mozart aveva pur sempre studiato anche in Italia).
Sto parlando del ‘700, quindi. Una borghesia che aveva plasmato intorno a sé gli ideali illuministi, che stava creando un movimento culturale e politico, che avrebbe poi avuto come culmine la Rivoluzione Francese.
La borghesia dei Caffè nel nord Italia, principalmente a Milano. Quella borbonica, più faticosa a affermarsi, nel sud.
La ricezione
Non mi risultano però differenze grosse nella ricezione delle diverse opere che uscirono, poniamo, tra la seconda metà del ‘700 e la prima dell’800. Ho volutamente escluso il periodo risorgimentale, per non aggiungere troppa carne al fuoco.
Quindi, se un Giuditta Pasta veniva incensata per una prima al Reale di Napoli, probabilmente lo sarebbe stata anche alla Scala a Milano.
Più spesso erano le claque a influire sull’andamento dello spettacolo, o la pochezza dei cantanti, varie voci spezzate al seguito e defiances in scena.
Mi vengono in mente le parodie di opere liriche nella Napoli dell’Ottocento. Le stesse parodie mi sembrano uno strumento anti-borghese, nell’esaltazione negativa della mediocrità di un carattere. Si badi, mi sto attenendo a come un aristocratico si dipingeva la classe lavoratrice, o la nobiltà di toga di recentissima formazione.
Parodie napoletane
C’è chi associa la decadenza di questo divertentissimo esemplare di comicità al passare di moda del dramma “romantico”. Dramma di cui Verdi fu tra i maggiori esponenti, a mio parere, ma che Verdi stesso concluse con la collaborazione con Boito. Abbiamo quindi il Falstaff e l’Otello, che a mio parere cominciano a entrare in un secolo nuovo, nel quale l’esaltazione della borghesia come classe comincia a apparire démodé anche alla borghesissima Opera.