Quale miglior momento della reclusione obbligata per riscoprire un po’ di ottima musica operistica italiana.
Alcune versioni degne di nota
Una versione che ho molto apprezzato in questo periodo è quella dell’estate 2019 all’Arena di Verona.
Oltre a questa abbiamo una versione cinematografica davvero degna di nota, quella del ’49 con regia di Carmine Gallone. Nel cast Vittorina Colonnello nel ruolo di Leonora, Gino Sinimberghi in quello di Manrico. Azucena la zingara è invece Gianna Pederzini, il Conte di Luna è Enzo Mascherini.
Di cosa parla il Trovatore
La trama si basa su un equivoco che si evolve in tragedia. Come le altre due opere della cosiddetta trilogia popolare di Verdi, e come gli estremi qualitativi del dramma: cioè, le opere meravigliose e quelle di lega bassina, come la maggior parte delle opere.
(Per fortuna l’opera bilancia il piatto con musica d’eccellenza e canto!).
Comunque, la trama del Trovatore si basa sull’antefatto di una “zingara”, Azucena, che rapisce un bambino, per punire il regno del rogo della madre del bambino, presunta strega. Siamo nella Spagna del 1400, e il padre del bambino, Ferando, diventa capo delle guardie del re, e dà il figlio per morto, ucciso dalla zingara.
Celebre l’aria “Abietta zingara”, con la quale inizia l’opera. Solo più avanti si scopre la verità.
Altro equivoco è quello di Leonora, amata dal conte di Luna, non ricambiato. Leonora confessa nei primi attimi dell’opera di essere in realtà innamorata di un trovatore che viene a cantarle delle lunghe serenate notturne.
Il trovatore altri non è che Manrico, e il conte di Luna altri non è che il figlio del capo delle guardie Ferrando. I due pretendenti di Leonora sono quindi fratelli.
Il sentore del pregiudizio
Se volete un dramma pieno, sospirato e pianto come solo i librettisti italiani sanno fare, allora il Trovatore è la scelta perfetta per una delle vostre serate solitarie recluse.
L’analisi di un tema di per sé complesso, come quello del pregiudizio nei confronti della stregoneria, non è di per sé trattato. Però c’è un sentore illuminista piuttosto consolidato, nel considerare la credenza nella stregoneria come appannaggio dei cattivi della storia.
Questo ci lascia concludere che, trattandosi di opera, e quindi di un genere molto pop, questi fossero valori largamente accettati.