Direttore dei complessi musicali di palcoscenico della Scala di Milano, Bruno Nicoli, si è fatto intervistare in questi giorni dallo staff del Teatro, e ci ha regalato un prezioso punto di vista interno su uno dei tanti mestieri dell’opera a cui forse non avevamo ben pensato.
I mestieri dell’opera
Un argomento interessante, che ci permette di sbirciare all’interno di un processo avvallato da secoli di artigianato e tecnica di performance musicale. I mestieri dell’opera sono molteplici, e oltre a non essere coperti totalmente dalla vendita dei biglietti, sono onerosi e richiedono spesso una manodopera altamente specializzata.
Abbiamo infatti non solo i costumisti, i tecnici luci, i musicisti di strumenti “particolari” e non orchestrali, uno tra tutti la glassa armonica. Bruno Nicoli prova a spiegarci dal suo prezioso punto di vista la storia dei musicisti d’opera.
Suonare sul palcoscenico o dietro le quinte
Molto spesso gli autori prevedono degli interventi musicali da parte da gruppi, in genere bande di legni e ottoni, che stanno sul palcoscenico o dietro le quinte.
Bruno Nicoli fa questa premessa facendo l’esempio di Aida. Nel caso di Aida ha dovuto strumentare questa banda, e nelle prova di assieme ha calcolato la giusta posizione, dove il suono venisse valorizzato. Ma anhce la perfezione ritmica.
La velocità del suono è di 340 metri al secondo. Per cui se io suono con la mia banda a una distanza di 20-30 metri dall’orchestra, il suono arriverà ritardato.
Diventa quindi fondamentale la sincronizzazione con l’orchestra.
Sincronizzare la musica sul palcoscenico con l’orchestra
Quindi, come fa Nicoli a vedere l’orchestra, e a capire come anticiparli per dare al pubblico la sensazione di uniformità del suono?
Quando dirigo la banda io ho Davanti a me ho un monitor dove vedo il direttore d’orchestra, e me ne servo per anticipare il suo gesto. Quando lui è in levare, io devo essere già in battere. Quando lui è in battere, io devo essere già sul levare successivo.
Presto detto, ma a questo lavoro di alta concentrazione e di alta tecnica dobbiamo aggiungere la levigatezza del suono e l’espressività. Quindi