Inizia un grandioso restauro per il mosaico di Alessandro Magno a Pompei.
Si parla di un cantiere trasparente e altamente tecnologico per la battaglia di Isso tra Alessandro Magno e Dario re di Persia (333 a.C.).
Un momento iconico dell’antichità
Una parentesi iconica di lotta che rappresenta a colori la lotta contro la barbarie. Alessandro il Grande, visto in una delle sue pose raffigurative più classiche, sfida il maggiore satrapo in una lotta simbolicamente contro tutto ciò in cui l’Occidente crede.
Non è solo un sistema di governo non democratico, quello che ai Greco/Macedoni spaventava di più del sovrano barbaro.
La lotta contro la mollezza e il mosaico di Alessandro Magno
C’era anche una componente di mos maiorum, sicuramente, nel romano che commissiona in casa propria questo tipo di battaglia ideologica: non si può non ricordare il tono moraleggiante di Catone il Censore e le sue invettive contro l’Oriente, luogo di mollezza ed effemminatezza imperdonabili.
Ma l’Oriente non era solo un mercato di raffinatezza per il corpo e per la mente, agli occhi di un romano. Quello che forse il romano non coglieva è che la sua sudditanza ideologica al mondo greco aveva in realtà ben poco a che fare con la realtà.
Alessandro magno a Roma? Peggio di Cesare
È infatti innegabile che il principio di collegialità delle cariche e di rigore morale personale fosse estraneo al Magno, almeno quanto lo era a Dario di Persia.
In realtà, se Alessandro Magno fosse vissuto come un privato cittadino a Roma, sarebbe probabilmente stato visto alla stregua di un Crasso o di un Lepido, ma senza il rigore militare.
Lasciatemi scherzare su questi personaggi ormai da tempo dimenticati. Ma su, attendiamo l’esito di questo restauro e vediamo come, davvero, agli occhi di un mosaicista romano del II-I secolo avanti Cristo dovessero apparire dei valori strettamente connessi con un Impero che di lì a poco avrebbe dovuto imparare a digerire.