Il concetto di crossmedialità rappresenta una delle trasformazioni più innovative nell’ambito della comunicazione e della fruizione dei contenuti. È un concetto che naturaliter si sta facendo strada anche nel mondo dei musei e delle istituzioni culturali in Italia.
Cosa intendiamo con crossmedialità
La crossmedialità, in sostanza, è la capacità di diffondere e ampliare un contenuto attraverso diversi media, creando un’esperienza integrata e continua per l’utente che coinvolge piattaforme e linguaggi differenti.
Questa strategia non solo si adatta alle esigenze di un pubblico sempre più digitale, ma riesce anche a portare l’arte e la cultura a persone che potrebbero non visitare fisicamente un museo.
Un potenziale enorme
I musei italiani hanno spesso iniziato ad affiancare all’esperienza in loco una serie di contenuti digitali che vanno dai video interattivi alle realtà aumentate, passando per i social media e piattaforme dedicate alla condivisione culturale.
Le opere d’arte non rimangono più confinate alle sale del museo.
Esempi
Un esempio di crossmedialità applicata con successo è la creazione di percorsi interattivi che combinano la visita fisica con contenuti digitali fruibili tramite applicazioni. Molti musei italiani, come gli Uffizi o i Musei Vaticani, hanno sviluppato app che permettono agli utenti di approfondire la storia delle opere e degli artisti, accedendo a informazioni aggiuntive che non sempre sono disponibili durante la visita.
Oltre alle app, abbiamo anche i social media. Questi potentissimi strumenti consentono di raggiungere un pubblico più giovane e ampio, proponendo contenuti che vanno dai video brevi alle storie interattive, fino a visite guidate virtuali.
Ricordate durante la pandemia, quando molti musei italiani hanno offerto tour virtuali e dirette streaming?
Questo ha non solo mantenuto vivo l’interesse per il patrimonio culturale, ma ha anche aumentato la familiarità e l’interazione tra le istituzioni e il pubblico.
Inoltre, la crossmedialità nel settore museale italiano si è espansa verso l’uso della realtà aumentata e della realtà virtuale, con le quali i musei riescono a ricostruire ambienti storici e contesti culturali. La tecnologia permette, per esempio, di “entrare” in un antico tempio romano, di vedere come apparivano originariamente le statue o di assistere alla ricostruzione di una scena mitologica.
In sintesi
Il dialogo tra tecnologia e cultura che si sviluppa grazie alla crossmedialità ha il potenziale di trasformare le nostre istituzioni culturali.
Siamo di fronte a un’era di pubblico globale e abbiamo le città congestionate dal turismo di massa. Non possiamo fossilizzarci su facili conservatorismi e siamo tenuti, a mio modestissimo parere, ad aprirci al cambiamento.