Uniamo la gestione lungimirante del Mudec, ilSole24Ore Cultura e l’Università del Cairo, Egitto. Da questo connubio nasce la mostra sulla civiltà extraeuropea degli antichi Egizi, una della lunga sequela ordita da Mudec.
Si chiama «Egitto. La straordinaria scoperta del faraone Amenofi II». Un faraone atletico, come dicono le fonti, il primo ritrovato all’interno della propria tomba, sfuggito alle lunghe mani dei tombaroli.
Mi sembra di capire che il ritrovamento sia paragonabile alla vera e propria scoperta di un filone d’oro. Altre mummie hanno trovato asilo nella tomba, tra cui la madre e la sorella di Tutankhamon (che dei faraoni è l’unico del quale ricordi il nome).
E’ grazie a un documento informale che ricostruiamo questa storia, come in molti casi accade, parlando di archeologia. Si tratta in questo caso del diario di Victor Loret, un egittologo francese. Le sue annotazioni sono state il testo-base per la ricostruzione e l’attribuzione d’identità. Si possono trovare nel volume «La Valle dei Re riscoperta: i giornali di scavo di Victor Loret (1898-1899) e altri inediti». Contenuto, la sua formazione di giovane egittologo, dai suoi primi successi sul campo, ai problemi come direttore del Servizio delle Antichità.
E’ interessante dal mio punto di vista constatare come un ambiente accademico dalla specializzazione altissima, l’egittologia, possa produrre una mostra degna dell’interesse del ragazzino delle elementari.
Greve di fascino, denso di ignoti, l’Egitto “antico” fa dell’iconologia così diversa dalla nostra un suo punto di rilancio fortissimo.
Oggi forse è più complesso, a livello di geopolitica, andare a visitare quei luoghi culla della nostra civiltà.
Ma ancora una volta la tecnologia tenta di supplire alla mancanza reale dell’opportunità: sarà una mostra experience, come molte altre mostre emergenti in questo periodo.
Mudec, e cioé la promozione, ha tenuto la fidelizzazione aperta con l’Università del Cairo, e questa storia dal pregio inestimabile può essere raccontata. Su suolo italiano.
Nella tomba di Amenofi II, che porta il numero 35 della Valle dei Re, Loret scoprì una quindicina di altre mummie o parti di mummie che vi erano state nascoste attorno all’anno 1000 a.C., circa quattro secoli dopo l’utilizzo originario della tomba. Era un periodo di crisi per l’Egitto, e vi era necessità di sottrarre dalle tombe i beni più preziosi. Ma bisognava salvaguardare i corpi dei faraoni, per garantire loro la vita eterna. I funzionari della necropoli, su ordine dello Stato, estrassero dunque i corpi dalle tombe in cui erano stati originariamente sepolti e li deposero in un luogo più sicuro, come sembrava essere appunto la tomba di Amenofi II. Per questa ragione essa è chiamata, dagli egittologi, “nascondiglio delle mummie regali”, o meglio “secondo nascondiglio”, dal momento che un altro era già stato scoperto, nel 1881, nella località di Deir el-Bahri, non lontano dalla Valle dei Re. Loret, giovanissimo, aveva partecipato con il suo maestro Gaston Maspero e altri colleghi alle ricerche relative a quest’ultimo nascondiglio, dove furono rinvenute oltre cinquanta mummie, tra cui quella sopra citata di Ramesse II.