Come abbiamo anticipato nello scorso post, i librettisti verdiani non sempre brillano di luce propria.
Sebbene sia un po’ azzardato fare domande come “ce li ricorderemmo se non fosse per Verdi?”, in questo post farò una breve rassegna di alcuni scivoloni dei librettisti verdiani, alcuni dei quali esilaranti, altri più innocui, tutti rigorosamente di cattivo gusto (letterario).
Gli scivoloni dei librettisti verdiani
I termini aulici
Iniziamo con la lunga sequela di espressioni insolitamente auliche per il periodo storico nel quale sono collocate. “Ti calma” e “m’apri” invece di “calmati” e “aprimi” o “chi men darà” o ancora “Sparta e Atene sarieno al paragon serve in catene” sono alcuni costrutti grammaticali che non è raro sentire nei libretti verdiani, come anche una buona dose di lessico quasi secentesco: abbiamo quindi “egro” invece di “malato”, “lune” invece di “mesi” e il grecismo “tempio” al posto di “chiesa”.
I periodi contorti
Forse I Masnadieri non è l’opera più felice di Verdi, certamente non tra le più conosciute. Ma, se consideriamo il grande senso teatrale del Maestro, e la sua abitudine di andare a disturbare i librettisti chiedendo loro di inserire questa o quella scena, questo o quel dialogo, una cosa è chiara: qui Maffei (poeta piuttosto noto e qui librettista) si è decisamente sbizzarrito.
I periodi durano anche 7-8 versi, il che per un’opera cantata può risultare di difficile comprensione.
Certo, la letteratura ci ha regalato diversi esempi notabili di enjambement, che possiamo usare comodamente per rendere più comprensibile un testo poetico obbligato ad andare a capo (basta leggere la frase in modo grammaticalmente comprensibile!).
Ma nel cantato risulta molto, molto difficile.
Il problema della fonte
Quello che può essere un grosso problema, che nel caso de I Masnadieri è più evidente, è che la fonte è Schiller.
Cercando di calarci nei panni di Maffei, non dev’essere stato facile: da un lato, mantenere la propria voce poetica del tutto personale, affare fondamentale per un poeta abbastanza conosciuto qual era.
Dall’altro, onorare il classico da cui si prende spunto, uno dei più grandi Poeti mai esistiti, con una traduzione più che mai fedele.
Ma infine, l’onere più pesante, ma anche più necessario: sottostare ai dettami del severo Verdi.