Per chi si accosta alla pittura metafisica con occhio amatoriale non è certo facile coglierne il processo di nascita.
L’ospedale militare
Giorgio DeChirico e il fratello Alberto Savinio erano arruolati volontari nell’esercito regio, durante la prima guerra mondiale. Il caso li portò a Ferrara, a estrapolare atmosfere surreali, e i noti manichini dechirichiani, dalle strade del ghetto e dal castello. Non fu certo una tappa da prendere con superficialità, se consideriamo che la scuola dell’avanguardia surrealista nasce dall’ospedale psichiatrico di Ferrara.
Qui infatti si incontrarono De Pisis, lo stesso De Chirico, Carrà, e anche Govoni. Questa è senz’altro una pagina che merita un approfondimento, che mi riservo di fare in futuro. Qui vediamo il delinearsi di questo ponte.
Il processo di nascita: Carrà
Di Carrà è ormai arcinota l’ammirazione che aveva per Paolo Uccello. Sugli occhi realisti di noi moderni le somiglianze si sprecano: atmosfere rarefatte, natura statuaria, prospettiva infinita e matematica, e insieme un realismo dei dettagli che ha dei connotati sognanti e quasi archetipici. Il surrealismo come lo concepiamo modernamente è stato in realtà una percezione gotica, e umanistica insieme alla nascita della prospettiva. Questo almeno è quanto pensava Carrà, che per un breve periodo ha sentito la necessità di aderire a questa scuola pittorica di nuovissima formazione.
Da Carrà a Morandi
Di Giorgio Morandi è difficile parlare senza parlare di Bologna. Bologna fu per lui luogo di nascita, di formazione e di morte. Dalla città, così come dagli ambienti chiusi nei quali amava dipingere, si discostò poco. Le sue celeberrime bottiglie, le sue nature morte magistrali, riflettono a mio parere un grado di introspezione che mal collimerebbe con uno spirito viaggiatore. E’ un’osservazione un po’ naif, forse, ma nata sull’onda del commento spontaneo.
Come sull’onda del commento spontaneo mi sento di dire che ravviso un ponte molto più chiaro tra Carrà e Morandi, rispetto a Carrà e De Chirico. Ma anche questo mi riservo di spiegarlo in un’altra puntata.