Chi non ha studiato Aspettando Godot alzi la mano!

Bene, è arrivato il momento di contestualizzare un po’ meglio il Teatro dell’Assurdo, che sicuramente avete sfiorato nel vostro percorso senza mai arrivarci troppo vicino.

Un po’ di storia sul teatro dell’assurdo

Si può dire che il teatro dell’Assurdo sia un movimento drammaturgico emerso nel secondo dopoguerra, tra gli anni ’40 e ’60, che ha rivoluzionato il modo di concepire il teatro. Le convenzioni narrative tradizionali sono state spazzate via: l’assurdità della condizione umana è qui protagonista, con continue riflessioni sull’esistenza, la comunicazione e il Senso. Tra i principali autori figurano Samuel Beckett, Eugène Ionesco, Harold Pinter, Jean Genet e Arthur Adamov.

Il termine “teatro dell’assurdo”

Il termine “Teatro dell’Assurdo” fu coniato dal critico teatrale Martin Esslin nel 1961, nel suo libro The Theatre of the Absurd. Questo movimento drammaturgico si sviluppò in un’epoca di grande disillusione, segnata dalle conseguenze della Seconda Guerra Mondiale, dal crollo delle certezze e un generico e imponderabile senso di alienazione. 

Gli autori del Teatro dell’Assurdo erano profondamente influenzati dalla filosofia esistenzialista di pensatori come Albert Camus e Jean-Paul Sartre, in particolare dall’idea che gli esseri umani fossero costantemente alla ricerca di uno scopo in un mondo incomprensibile e caotico.

Va da sé che uno dei temi più ricorrenti è l’incomunicabilità. 

Nelle opere dell’assurdo, i personaggi spesso parlano senza comprendersi davvero, utilizzando il linguaggio in modo frammentario, ripetitivo o privo di senso. 

Il dialogo perde la sua funzione di scambio e si fa manifestazione del vuoto. In Aspettando Godot di Beckett, ad esempio, i protagonisti Vladimir ed Estragon passano il tempo parlando, ma le loro conversazioni non conducono a nulla, riflettendo l’assenza di significato e direzione della loro esistenza.

Oppure, prendiamo Camus nel suo saggio Il mito di Sisifo. Camus descrive l’essere umano come costretto a cercare un senso in un universo che è indifferente, se non ostile. 

Questo sentimento di lotta contro il non-senso pervade le opere del Teatro dell’Assurdo, dove i personaggi spesso si trovano in situazioni che sfidano la logica e la razionalità. 

Le loro azioni sono illogiche, ripetitive, e carenti di struttura narrativa.

Dal punto di vista stilistico

Il Teatro dell’Assurdo rompe con le convenzioni teatrali classiche. Le strutture drammatiche sono volutamente destrutturate e frammentarie. Le ambientazioni possono essere surreali o simboliche, spesso astratte e prive di riferimenti concreti. I personaggi sono spesso figure caricaturali o archetipiche, più vicine a marionette che a individui con un carattere psicologico complesso.

L’umorismo gioca un ruolo importante: le situazioni grottesche, le battute assurde e i giochi di parole spadroneggiano. 

In La cantatrice calva di Ionesco, ad esempio, i personaggi recitano frasi banali e senza senso in una conversazione che non porta da nessuna parte. Inquietante, no?

Opere e autori principali

Facciamo una piccola lista della spesa, per chi vuole avere anche solo un’infarinatura di questo importantissimo movimento artistico.

  • “Aspettando Godot” (1953) di Samuel Beckett
  • “La cantatrice calva” (1950) di Eugène Ionesco
  • “Il calapranzi” (1957) di Harold Pinter