Chiunque abbia studiato la Grecia classica, come i miei coscritti al liceo classico, sa benissimo che il concetto di kosmos porta con sé ordine, e bellezza. Ma se invece dell’ordine accostassimo il perfetto mondo creato dagli dei al caos?
Nel vasto panorama del teatro contemporaneo, va visto secondo me anche “Kaosmos” di Eugenio Barba. Presentato per la prima volta nel 1993, questo spettacolo rappresenta uno dei vertici creativi dell’Odin Teatret, il gruppo teatrale fondato dallo stesso Barba nel 1964.
Come interagiscono l’Ordine e il Caos
Il titolo “Kaosmos” è una fusione dei termini “caos” e “cosmo”, come avevo abbasstanza suggerito qualche rigo fa.
Il contrasto è integrato, è dialettico. Barba ci invita a esplorare questo dualismo fondamentale attraverso una serie di quadri scenici che, pur non seguendo una narrazione lineare, tessono una trama comune.
Culture diverse in scena
Fedeli alla filosofia dell’Odin Teatret, gli attori in “Kaosmos” provengono da diverse culture e tradizioni teatrali. Questa interculturalità non è solo un elemento estetico, ma diventa il fulcro dell’espressione scenica. Abbiamo il teatro Nō giapponese, le danze balinesi e i canti africani, ma anche la scenografia stessa, nel suo radicale minimalismo, non sembra suggerire una voce culturale che possa sovrastare le altre.
La musica e il golfo mistico
La colonna sonora svolge un ruolo cruciale nello spettacolo, come da wagneriana ispirazione. Abbiamo musiche tradizionali e composizioni originali, e abbiamo gli attori stessi che partecipano alla creazione musicale, usando strumenti etnici e la propria voce.
Cos’è Kaosmos
“Kaosmos” affronta tematiche universali come la ricerca di identità, il confronto con l’altro e il senso dell’esistenza in un mondo in continua trasformazione. Barba non offre risposte definitive, ma pone domande che stimolano la riflessione personale. Il caos rappresenta le incertezze e le paure dell’uomo moderno, mentre il cosmo simboleggia l’aspirazione a un ordine e a una comprensione più elevata.