Giulio Cesare è spesso acclamato come un grande condottiero e una delle figure più significative della storia. Ma non parliamo certo di uno stinco di santo. Molti storici hanno documentato le atrocità commesse da Cesare durante le sue campagne, e oggi siamo in un momento storico favorevole non tanto per del revisionismo gratuito, quanto piuttosto per una comprensione più ampia di questa molto discussa figura storica.
L’invasione della Gallia
L’invasione della Gallia da parte di Cesare nel 58 a.C. segnò l’inizio della sua campagna contro i barbari. All’epoca, la Gallia era una confederazione di tribù poco organizzate e Cesare la vide come un’opportunità per espandere il territorio dell’Impero romano e ottenere ricchezza e gloria. Lanciò una brutale campagna militare contro i Galli, con l’obiettivo di sottometterli e portarli sotto il dominio romano.
I Galli erano un popolo fiero, almeno stando a come ce li dipinge Tacito. Si opposero con tutte le loro forze all’invasione di Cesare. Tuttavia, le superiori tattiche militari e la tecnologia di Cesare gli diedero il sopravvento e riuscì a sconfiggere i Galli in diverse sanguinose battaglie. L’esercito di Cesare era noto anche per la sua crudeltà nei confronti dei Galli, con notizie di uccisioni indiscriminate, schiavitù e torture.
Il terribile assedio di Alesia
Un episodio particolarmente brutale della campagna di Cesare contro i Galli fu l’assedio di Alesia nel 52 a.C.. Alesia era una fortezza in cima a una collina ben difesa dai Galli e Cesare sapeva che catturarla sarebbe stata una vittoria decisiva. Circondò la fortezza con un esercito massiccio e iniziò un assedio che durò settimane. Alla fine i Galli all’interno della fortezza furono ridotti alla fame e Cesare ordinò il massacro di tutti gli uomini, le donne e i bambini presenti. Si stima che il bilancio delle vittime sia stato di circa 80.000 persone, il che lo rende uno degli episodi più sanguinosi della storia romana.
Non solo guerre: anche la colonizzazione culturale
La crudeltà di Cesare nei confronti dei barbari non si limitò al campo di battaglia. Egli attuò anche politiche volte a soggiogare e opprimere i Galli, imponendo loro pesanti tasse e costringendoli ad adottare usi e costumi romani. Cesare vedeva i Galli come inferiori e incivili e riteneva che fosse suo dovere “civilizzarli” e portarli sotto il dominio romano. Questo atteggiamento era tipico dell’imperialismo romano e fu uno dei principali fattori che portarono al crollo dell’Impero romano.
Insomma, la pagella anche per Cesare è tendente al rosso sangue.