Per scopi strumentali di applicazione pratica si può continuare usare una teoria anche dopo la sua confutazione entro i limiti della sua applicabilità. Un astronomo che crede che la teoria di Newton si sia rivelata falsa non esiterà ad applicare il suo formalismo nei limiti della sua applicabilità.
Può darsi che qualche volta restiamo delusi nello scoprire che il campo di applicabilità di uno strumento è più ristretto di quanto ci fossimo aspettati prima, ma questo non ci fa eliminare lo strumento.
D’altra parte, una disillusione di questo genere significa che abbiamo ottenuto nuove informazioni mediante la confutazione di una teoria di quella teoria, che implicava che lo strumento fosse applicabile su un campo più vasto.
Anche le teorie in quanto strumenti non possono essere confutate. L’interpretazione strumentalistica non sarà perciò in grado di rendere conto dei controlli autentici, che sono tentativi di confutazione e non l’asserzione che teorie differenti hanno differenti campi di applicazione.
Invece di dire che la teoria di Newton è stata falsificata da esperimenti cruciali che non riuscirono a falsificare quella di Einstein e che perciò la teoria di Einstein è migliore di quella di Newton, lo strumentalista coerente dovrà in riferimento al suo nuovo punto di vista dire che noi non diciamo più la meccanica di Newton è falsa. Piuttosto usiamo la seguente formulazione: la meccanica classica è rigorosamente giusta dovunque i suoi concetti possono essere applicati (e qui intendiamo “giusta” con “applicabile” quindi stiamo dicendo che la meccanica classica applicabile).
In questo contesto si possono applicare teorie sui concetti. Il punto è che trascurano la classificazione e mettendo l’accento sull’applicazione, lo strumentalismo dimostra di essere una filosofia tanto oscurantista quanto l’essenzialismo, perché solo andando in cerca di confutazione la scienza può sperare di imparare.