Figlio di un mugnaio, è a tredici anni che Andrea di Pietro della Gondola inizia l’apprendistato da scalpellino presso la bottega di Bartolomeo Cavazza.
E’ a Vicenza che Palladio (ancora non si fa chiamare in questo modo) si iscrive alla fraglia dei muratori e inizia a lavorare presso lo scultore Girolamo Pittoni, oltre che alla bottega del costruttore Giovanni di Giacomo da Porlezza.
Il nome d’arte
L’incontro che gli cambia la vita sarà quello con Giangiorgio Trissino dal Vello d’Oro, conte vicentino. Lavorava nella villa suburbana di Cricoli di Trissino, e vene dal conte notato e istruito alla nobile passione per lo stile classico, per la misura e l’armonia. E’ Giangiorgio Trissino, dall’alto del suo doppio ruolo di estimatore delle umane lettere e di poeta, a conferirgli lo pseudonimo di Palladio.
Non ci sono alterative alla maturazione artistica in direzione classica: il Palladio progetta Villa Thiene a Quinto Vicentino, e passa quindi alla prima committenza pubblica importante, le Logge del Palazzo della Ragione a Vicenza.
Le prime esportazioni dell’arte palladiana fuori da Vicenza
Nel 1546 Palladio lavora a Villa Contarini degli Scrigni a Piazzola sul Brenta, Padova. Ma è solo nel 1554 che il sua viaggio più formativo si compie: parte per Roma insieme a un comitato scientifico incaricato di stilare una prima edizione del “De architectura” di Vitruvio. Due anni dopo il tomo sarà stampato a Venezia, ma nel frattempo l’architetto gode della formazione neoclassica che la Capitale gli impone in tutta la sua maestà e varietà.
Dopo questi anni il percorso di Palladio scorrerà liscio fino alle grandi commissioni e alla fama sovraregionale.
Le ville palladiane
Una piccola introduzione era necessaria per iniziare a parlare delle ville che ha disseminato nella sua natia e adorata Vicenza.
L’armonia e il candore che spirano da questa interpretazione del classicismo non possono che andare a definire un nuovo canone di villa patrizia, che è poi quello che interessa a noi.