È sconcertante verificare come l’età ci stia portando via in questo periodo una molteplicità di autori, scrittori, intellettuali di grandissimo pregio.
Forse sono io che sto invecchiando, e la mia memoria storica e intellettuale copre un determinato lasso di tempo. Però ecco, Marc Fumaroli era davvero uno dei Grandi, un intelletto non parsimonioso, vorace, curioso.
L’età dell’eloquenza
Per chi non lo conosce: Marc Fumaroli ha operato soprattutto nel campo della retorica, e della letteratura francese. Era intellettuale di base francese, ma possedeva una solida cultura classica, fondamentale per chi come lui si voleva avvicinare alla retorica.
Nel suo “L’età dell’eloquenza” Fumaroli dipinge sostanzialmente lo sboccio della retorica tra il 1500 e 1600. Come già detto, gli esempi non mancano. Sebbene Fumaroli fosse perlopiù dedito alla drammaturgia francese, abbiamo innumerevoli italiani citati correttamente e con grande acume critico.
Le istituzioni letterarie
Innanzi tutto va detto che la sua professione fu l’università. Iniziò con una tesi di dottorato proprio sul trionfo dell’eloquenza, fornendo materiale a quello che poi sarebbe diventato il libro.
Si distinse poi nell’ambiente accademico mentre insegnava Retorica e società in Europa fra il XVI e il XVII secolo al Collège de France, ruolo che ricoprì dal 1986 al 2002.
Ma un altro dei suoi testi più rilevanti è “Il salotto, l’accademia, la lingua: tre istituzioni letterarie”, pubblicato nel 2001. Qui sono raccolti alcuni saggi pubblicati dal critico tra il 1986 e il 1992, accomunati dalla contestualizzazione culturale di alcuni fenomeni di rilievo per il mondo intellettuale francese.
Una Francia antica
Fumaroli fu infatti strenuo difensore di una visione della cultura come forza di primo piano nella creazione del cittadino. Dalla culla della civiltà il francese diventa, secondo il pensatore, un dimenticatoio dove la politica taglia senza apparente riverenza.
Religione laica, come fu per la Ginestra di Leopardi. In questo senso potremmo dire che Marc Fumaroli fu, e lo è ancora, un sacerdote della cultura.
E non solo per la Francia.