“Ur-Hamlet” di Eugenio Barba è stato presentato per la prima volta nel 2006, e possiamo dire senza timore di smentita che ridefinisca i confini del teatro.
Un viaggio alle origini del mito
“Ur-Hamlet” non è una semplice reinterpretazione del classico shakespeariano. Barba ci porta alle radici del mito, esplorando la leggenda danese di Amleto così come tramandata nelle antiche saghe nordiche. Questa scelta permette di liberare la narrazione dalle convenzioni del dramma elisabettiano, aprendo lo spazio a una ricerca più profonda sui temi universali della vendetta, del potere e del destino.
La cosa più interessante dello spettacolo è la fusione di diverse tradizioni performative.
Barba, fondatore dell’Odin Teatret e pioniere dell’antropologia teatrale, coinvolge attori provenienti da varie parti del mondo, ognuno portatore della propria cultura scenica.
Danze balinesi, canti giapponesi e rituali africani si intrecciano in una trama polifonica, creando un linguaggio teatrale universale che trascende le barriere linguistiche e culturali.
L’estetica del vuoto e del silenzio
La scenografia di “Ur-Hamlet” è minimalista ma potentemente evocativa. Spazi vuoti, luci soffuse e oggetti simbolici creano un’atmosfera sospesa tra realtà e sogno.
Barba sfrutta il silenzio e la pausa come elementi drammatici, permettendo al pubblico di immergersi profondamente nelle emozioni e nei significati sottesi. Questa estetica del vuoto diventa un terreno fertile per l’immaginazione dello spettatore, che è chiamato a partecipare attivamente alla creazione del senso.
In linea con la filosofia del teatro laboratorio, l’attore in “Ur-Hamlet” non è solo un interprete ma un creatore.
La fisicità diventa il principale veicolo espressivo, attraverso movimenti precisi e codificati che comunicano stati d’animo e tensioni interiori. Barba enfatizza l’importanza dell’allenamento rigoroso e della disciplina, elementi che emergono chiaramente nella performance intensa e controllata del cast.
“Ur-Hamlet” non si limita a essere uno spettacolo visivo; è un’esperienza sensoriale totale. Al di là dell’aspetto estetico, l’opera invita a una riflessione profonda sulla condizione umana.
Si badi: non si offrono risposte definitive, ma propone un viaggio interiore che continua oltre la fine dello spettacolo, accompagnando lo spettatore nel suo quotidiano.