C’è chi dice sia stato Pierre Cardin, altro grandissimo stilista, ma io sono più propenso alla versione di Walter Albini, morto nell’83 stroncato dall’AIDS.
Cosa significa prêt-à-porter?
Il termine prêt-à-porter significa “pronto da indossare” e descrive una modalità di produzione e vendita di abbigliamento che si contrappone all’alta moda, caratterizzata invece da capi su misura, realizzati artigianalmente per singoli clienti. Il prêt-à-porter si riferisce quindi a collezioni di vestiti prodotti in serie, in taglie standard, pronti per essere indossati subito dopo l’acquisto senza la necessità di modifiche.
L’introduzione e la popolarizzazione del prêt-à-porter hanno avuto un impatto significativo sull’economia globale. Prima della sua ascesa, nel corso del XX secolo, l’industria della moda era dominata dall’haute couture, accessibile solo a una ristretta élite. Con l’avvento del prêt-à-porter, la moda è diventata più accessibile a un pubblico molto più ampio, espandendo notevolmente il mercato dell’abbigliamento e contribuendo alla sua democratizzazione.
Questo cambiamento ha portato a una rapida espansione dell’industria tessile e dell’abbigliamento, stimolando la crescita economica in numerosi paesi. La produzione in serie ha reso possibile offrire vari stili e tendenze a prezzi relativamente accessibili, soddisfacendo la domanda di un consumo di moda più rapido e variabile. Di conseguenza, si è assistito alla nascita e all’espansione di grandi catene di abbigliamento e marchi internazionali.
E nel contesto contemporaneo?
Oggi il prêt-à-porter continua a influenzare l’industria della moda che la società, benché sotto il nome ormai assodato di fast fashion.
Quindi, benché sia un obiettivo lodevole quello di consentire anche a chi non ha un altissimo reddito di vestirsi con una certa varietà, penso che a questo punto della storia ci siamo resi conto che qualcosa debba cambiare.
Una moda accessibile ma anche sostenibile: questo potremmo dire essere il nostro obiettivo.
Non è più pensabile mettere al primo posto le esigenze di varietà e di estetica, a scapito non solo del pianeta, ma anche di larghissime fasce di lavoratori sottopagati e sfruttati in varie parti del mondo.