Ho pensato spesso a come certi “anziani” quale io sono concepiscano la digitalizzazione. Uno strumento, una risorsa, sembra essere la premessa necessaria di un simile discorso. Per non sembrare troppo cariatidi, immagino.
Camminare persi
Certo, camminare con il naso incollato allo smart-phone può risultare pericoloso (l’ho provato a mie spese, e quando lo stridio dei freni ti riporta alla realtà non è mai una scoperta intellettualmente piacevole).
Mi viene in mente la favola di Esopo che attribuiva a Talete (il primo filosofo) l’abitudine di passeggiare a nasinsù a scrutare il cielo. “L’astronomo”, lo chiamano molti, io ricordo Talete e così riporterò. Ecco, Talete camminava per l’appunto perso, quando cade in un pozzo. Al primo passante non importa poi molto di ricreare la parabola del buon samaritano, e accusa il filosofo dell’essersela cercata. Hai guardato il cielo, avresti dovuto guardare in terra. O meglio, un contrappasso: hai guardato in cielo, ora sarai costretto a guardare solo quello.
Emigriamo negli Emirati
Concluderei il mio capitolo sugli Emirati Arabi con la considerazione seguente: trovo piuttosto in controtendenza investire in opere di straordinario pregio architettonico e illusionismo, rispetto all’introversione che sta registrando l’evoluzione della nostra specie.
O almeno, la controtendenza la vedranno quelli che inneggiano alla ricostruzione di un Eden perduto, e lamentano l’introversione suddetta come i romani lamentavano la mollezza orientale portata dai cartaginesi.
L’architettura come lotta all’introversione
Concepisco innanzi tutto l’architettura come arte pragmatica. A Hescher, ai matematici del ‘400, a Pico della Mirandola, preferirò sempre il Pompadou Centre di Renzo Piano. Ma anche il falso storico incredibile che è il Duomo di Milano.
Questo perché nell’architettura si mischiano da sempre diversi fattori. L’introversione della numerologia, che da Vitruvio discende fino ad ora con gli arzigogoli ormai concettuali. Gli elementi architettonici, mattoncini sì ma anche costruzione ideologica legata al WolkGeist. E poi, la malta e il vetro, e l’acciaio. Un materiale che racconta una storia di evoluzione, che racchiude in sé il progresso della tecnica.
L’architettura è un connubio vincente di arti umane. E il caso emiratese mi pare dimostri che le élite economiche, alla fin fine, l’hanno capito. Altro che introversione.