Due atti, innanzi tutto, come nell’Opera Buffa. E poi, il concertato del primo atto, a dividere dal resto, a dare adito al virtuosismo in débacle delle voci sul palco… Niente.
Il fiasco della prima
La cronaca della prima della Norma di Bellini parla di un fiasco. Non si può non considerare che all’epoca le luci in sala non erano spente, che si poteva entrare a rappresentazione iniziata, e che non c’era la scarsissima tolleranza che c’è oggi sul brusio. Anzi, qualcuno parla di vere e proprie conversazioni durante la rappresentazione. I musicologi attribuiscono proprio al rumore in sala certi incipit strumentali dirompenti, il noise breaking, per l’appunto.
Le novità della Norma
Anche la scelta dei soprani che interpretassero la parte è stata dettata da precise esigenze estetiche, anche in contrasto con l’uso. Allo spettatore moderno sembra inconcepibile che non si esca dal seminato per accondiscendere volutamente a un’esigenza di tradizionalismo. Ma bisogna ricordare che un’esigenza simile c’è anche oggi, come dimostrano le mode artistiche, o gli artisti di tendenza.
Come il 26 dicembre del 1831, giorno della prima della Norma alla Scala, anche oggi il bilanciamento tra tradizione e innovazione è fondamentale. Sembra estetica spiccia, e lo è, ma devo giustificarmi: è finalizzata a comprendere il ruolo che il romanticismo ebbe in questa raprpesentazione.
Il concertato mancante è solo uno degli elementi notati come a-normali dal pubblico in sala. L’orchestra stessa appare come secondaria rispetto al delinearsi fonico degli attori. La musica non è che un accompagnamento dell’azione, contrariamente alle tendenze barocche-wagneriane che prevedono la compenetrazione, se non assoluta, almeno premissoria.
Le soprano
Poi, i cantanti: il ruolo del soprano viene messo in discussione dalle scelte belliniane, per quanto dobbiamo basarci sulle ricostruzioni e sugli altri ruoli ricoperti dalle attrici. Giuditta Pasta, un “mezzosoprano acutissimo”, ruolo che in realtà si andava diffondendo proprio in quegli anni. La sua Norma è ideale per essere ricoperta da un soprano con notevoli spinte verso il basso. Infatti la Pasta è stata classificata per lungo tempo come contralto.
C’è poi la Adalgisa, prototipo di femminilità eterea che il Romanticismo stava per distribuire a tutti i tipi di pubblico. Non la giovinetta dotata di una certa intelligenza d’azione. Proprio, una donnina oggetto d’amore, ingenua nella sua confessione, e non vittima di nessun fulmen in cauda che la destini a una fine tragica.