La differenza tra realismo e naturalismo è stata ampiamente discussa dai critici letterari, che ne hanno definito i confini e analizzato le rispettive caratteristiche attraverso le opere di autori fondamentali per entrambi i movimenti. Pur condividendo l’obiettivo di rappresentare la realtà, i due movimenti si distinguono soprattutto per le loro influenze ideologiche e per il modo in cui trattano l’individuo e le sue circostanze.
Secondo critici come Hippolyte Taine, che fu una delle voci più influenti del naturalismo francese, il naturalismo rappresenta un’evoluzione del realismo, con in aggiunta una certa enfasi sullo studio scientifico dei personaggi e delle loro condizioni sociali.
Taine sosteneva che il comportamento umano fosse determinato da tre fattori principali: razza (benché oggi sia meglio parlare di “etnia” o “cultura”, ambiente e momento storico, ovvero le influenze ereditarie, il contesto sociale e il periodo storico in cui l’individuo vive.
Questa visione deterministica diventa centrale nel naturalismo e porta autori come Émile Zola a concepire il romanzo come un “esperimento” scientifico, dove i personaggi agiscono in funzione delle loro condizioni esterne, senza libero arbitrio. Guardiamo al suo manifesto Le Roman expérimental: qui Zola dice esplicitamente che il romanzo doveva dimostrare come l’essere umano fosse soggetto a forze ineluttabili, plasmato dall’ambiente e dalle sue condizioni socio-economiche.
Dall’altra parte, critici come Charles-Augustin Sainte-Beuve avevano sostenuto la causa del realismo con una visione più umana e sfumata della rappresentazione della realtà.
Per Sainte-Beuve, il realismo si limitava a descrivere la società e le persone in modo verosimile e dettagliato, cercando di cogliere l’essenza della vita quotidiana senza forzare un’interpretazione scientifica.
Gli autori realisti, come Gustave Flaubert o Honoré de Balzac, esploravano le dinamiche sociali e i conflitti interni dei personaggi, ma senza ridurli a mere conseguenze di fattori ambientali e biologici.
In questo senso il realismo rappresenta una “fotografia” della realtà, come osservato dai critici dell’epoca, in cui lo scrittore registra e racconta, mantenendo comunque una certa libertà di interpretazione.
Il caso italiano del verismo
Discorso a parte merita il verismo in Italia. Luigi Capuana, ad esempio, promosse il naturalismo come una forma d’arte che descrive la realtà più cruda delle classi popolari e delle difficoltà sociali, sempre con l’influenza della “scienza”.
Capuana, ammiratore di Zola, sosteneva che la letteratura dovesse rappresentare in modo rigoroso e oggettivo il mondo, cercando le cause profonde dei comportamenti umani.
Tuttavia, Capuana e il suo contemporaneo Giovanni Verga adottarono un approccio naturalista che si concentrava sul destino degli individui nel contesto sociale, ma con meno enfasi sul determinismo assoluto di Zola. Del resto Ntoni Malavoglia fa parte della stessa classe sociale dei suoi fratelli, e ha lo stesso momento storico ed educazione, ma l’esito che questo ha sulla sua vita è, ne conveniamo, molto differente.