Una pietra miliare del teatro greco, per questa rassegna di Restiamo a casa con i grandi classici.
Le Nuvole di Aristofane
Un po’ di contesto è necessario, per chi non ha avuto occasione di studiare latino e greco alle superiori. Immaginate di vivere in un contesto completamente diverso dall’attuale. Benché molti dicano che i nostri valori discendono in buona parte dal mondo greco, e la democrazia tra questi, non sempre è così.
Le Nuvole di Aristofane possono essere capite solo se capiamo cosa voleva dire per il VI secolo a.c. ad Atene il termine “sofista”.
La storia
Il contadino Strepsiade ha uno stile di vita adeguato a quello che le sue finanze gli permettono. È, diciamo, un piccolo borghese parsimonioso e consapevole del valore del lavoro. Non è così per il figlio Fidippide, appassionato di corse di cavalli e perdigiorno. Fidippide riempie il padre di preoccupazioni e di creditori, finché il vecchio non decide di affidarlo alle cure dei sofisti.
I sofisti
Per questo si reca nella celebre scuola di Atene, dove incontra Socrate, qui equiparato agli altri sofisti. Se conoscete un minimo di paradossi tipici dei più alti momenti della filosofia greca, riconoscerete subito lo scimmiottamento che Aristofane ne fa. Socrate, su un piedistallo rialzato, si mette a disquisire di argomenti nonsense con i suoi discepoli. Argomenti come i peti delle zanzare, per intenderci.
Una scena molto studiata è quella del dibattito tra il discorso migliore e il discorso peggiore. Si intende in senso etico: il discorso migliore rispetta le tradizioni e i valori, mentre li usa in funzione della vittoria nel dibattito.
Alla fine Fidippide impara il discorso migliore e quello peggiore, torna a casa dal padre, scaccia i creditori con successo.
C’è però un risvolto inaspettato alla fine, che farà ricredere il padre sull’utilità di imparare a difendersi retoricamente in ogni occasione. Soprattutto, in spregio al sacro valore del rispetto dei padri.
Da leggere con spirito critico, possibilmente con un commento linguistico al testo greco. Molto buona l’edizione BUR.