Come ben sappiamo, il flamenco è una fusione di influenze diverse, da tradizioni gitane a elementi moriscos, e ha sviluppato nel corso dei secoli uno stile proprio, molto peculiare.
Origini e influenze
Il Flamenco ha le sue radici nelle comunità gitane della Spagna, con contributi significativi da parte dei Moriscos, discendenti dei musulmani spagnoli convertiti al cristianesimo. La fusione di queste influenze etniche e culturali ha dato vita a un genere che si distingue per la sua espressività.
Da un punto di vista tecnico, si caratterizza come Flamenco un preciso genere suonato con la chitarra, ballato e cantato.
Il “cante” (canto) è spesso considerato il cuore del Flamenco, con testi che qualcuno ha anche studiato come esempi letterari. Io ho provato a leggerne qualcuno, e mi sentirei di dire che c’è un po’ di licenza nel definirli letteratura… Ma tant’è, non pretendo certo di avere voce in capitolo.
La chitarra flamenca usa delle tecniche di picchettamento distintive e – soprattutto – usa le scale modali.
Evoluzione del flamenco
Nel corso dei secoli, il Flamenco ha attraversato diverse fasi. Originariamente, era eseguito nelle corti nobiliari spagnole, ma nel XIX secolo, si trasformò in una forma più spontanea e autentica nelle comunità gitane. Durante il XX secolo, il Flamenco ha subito ulteriori trasformazioni, assimilando influenze moderne e attingendo a nuove tecniche strumentali.
Personalità iconiche
La storia del Flamenco è costellata da grandi nomi come Paco de Lucía, virtuoso chitarrista, o Camarón de la Isla, leggendario cantante, o Vicente Amigo, altro chitarrista virtuoso.
C’è poi Tomatito, nome d’arte di José Fernández Torres.
Per non dimenticare i ballerini.
Carmen Amaya, forse la più famosa ballerina di flamenco di sempre, è stata una vera e propria pioniera.
C’è poi Eva Yerbabuena, una delle migliori ballerine di Flamenco contemporanee.