Una ventata di incendi sta attraversando la Sardegna, e con essa una parte consistente del nostro patrimonio culturale.
Tra il furore del Fuoco e delle fiamme si consumano alcuni dei resti di un emblema concreto ma intangibile, che è da ricercarsi in forme non evidenti. Pensiamo al sottobosco della foresta sada: che si occuperà ora di curare e mantenere operativo questo habitat? Chi raccoglierà il testimone di questa tradizione centenaria che arriva dalla Terra, rispettosa delle sue forme e custode di un bene ricevuto in affitto durante la vita e poi riconsegnato al proprio popolo?
La cultura sarda danneggiata
La cultura Sarda, perché di cultura si parla, è stata fortemente danneggiata da questi disastri naturali che arrivano in un momento in cui il turismo, i festival, il teatro sono in ginocchio.
Una cosa è certa: in questo preciso istante in cui la crisi del comparto intrattenimento porta via al PIL regionale una consistente fetta di profitti, aggiungere la desertificazione non aiuta.
Ci sentiamo spesso impotenti di fronte all’incendio, quandanche non sia doloso o colposo, perché anche fosse casuale, i suoi effetti sono spesso difficili da contenere. Ma i suoi danni sono immensi, difficili da recuperare in poco tempo punto i danni di un incendio in un territorio che vive di agricoltura e Pastorizia sono poi infiniti.
Speriamo che il peggio passi
Speriamo davvero che questo momento passi. Conosco la forza del popolo sardo e so bene quanta capacità abbiano di risolvere le condizioni avverse. Sono sicuro che l’emergenza verrà infine gestita, e che si potrà tornare a vivere quei territori e a usufruire della loro potenzialità atavica.
Parliamo di fuoco, ma il fuoco della passione dei sardi per la loro terra è ancora più inestinguibile.
Da un punto di vista più concreto, la speranza è che dalla politica e dalla società civile arrivi quel sostegno senza il quale una emergenza ambientale diventa immediatamente crisi economica e stagionale. Risolleviamo tutti insieme questa parte d’Italia.