Inutile ripetere che il nostro patrimonio artistico-culturale è fragile, perché il maltempo di questi giorni già ce l’ha ampiamente ricordato. Lucca, Ferrara, Massa, Carrara. I rischi permanevano anche in Liguria ed Emilia-Romagna, in particolare nelle province di La Spezia, Ferrara e Modena e nel Tigullio.
Certo, i morti per la caduta degli alberi e i feriti sono una tragedia incommensurabile, ma pensiamo per un momento anche al nostro patrimonio artistico e culturale. Offeso, distrutto, flagellato da questi nubifragi, venti forti, grandini.
Mentre l’Unità di crisi del Dipartimento della Protezione civile si riunisce a Roma per pianificare le prossime mosse, siamo consapevoli del fatto che mentre le strutture operative per gli esseri umani siano un impegno su cui è primario investire, molti dei frammenti di opere architettoniche che si staccheranno rimarranno lì, staccati.
Maltempo e ripari
Qualcuno agirà forse sui tetti scoperchiati delle abitazioni private e degli immobili commerciali.
Qualcuno, non per niente, ha agito sugli edifici di interesse storico-artistico che a L’Aquila e a Norcia ci hanno mosso il cuore. Qualcuno, compresi fondi esteri, i grandi investitori, la generosità dei cittadini, e molto altro.
Per eventi piccoli, di questo tipo, i movimenti di coscienze, di cuori e di denaro sono sempre inferiori rispetto ai grandi eventi di massa.
Ricordo ancora le immagini toccanti, struggenti dell’alluvione di Firenze. Giovani con chiome oggi improbabili, immersi nel fango fino alle ginocchia a salvare libri, opere d’arte, tutto il salvabile.
Il nostro patrimonio è fragile, come tutti i patrimoni tangibili, soprattutto perché è ovunque e in qualsiasi luogo.
Oltre a degne contromisure, possiamo provare come possiamo a salvare quello intangibile.
Promuovendo cultura, cultura e ancora cultura.